Quella di Angela è la storia di quotidiani, piccoli
sacrifici e soprattutto di straordinaria rassegnazione alla sofferenza e sottomissione al
volere di Dio. Dopo aver sperato e lottato contro la malattia comprende che il disegno di
Dio è diverso da quel che lei credeva ed allora semplicemente si abbandona alla volontà
del Padre.
Angela Iacobellis, nacque il 16 ottobre 1948 a Roma,
dove venne battezzata con i nomi di Angela, Maria, Teresa, Ida nella basilica di San
Pietro: questo particolare alimenterà in lei una grande devozione verso il Papa.
A causa del difficile dopoguerra, la situazione
economica della famiglia non era tra le migliori tanto da impedire ai suoi una stabile
sistemazione. La nascita della bambina venne comunque accolta con gioia e senso di
serenità. Sebbene nata a Roma, la piccola trascorse gran parte della sua vita a
Napoli.
La sofferenza apparve ben presto sul suo cammino.
Anche se tenerissima in età, la bambina superò miracolosamente il male che la colpì: un
flemmone alla clavicola destra, con le relative cure e punture dei medici per il
sondaggio, la fece soffrire enormemente, riducendola allo stremo della resistenza.
Con il passare degli anni, ella si arricchì sempre
di più di quella grazia divina che laiuterà a santificare tutta la sua, seppur
breve, esistenza. Oltre ad un amore immenso per Gesù e Maria, Angela rimarrà devota per
tutta la vita a San Michele Arcangelo.
Sin dalla tenera età Angela manifestò la sua
bontà e il suo altruismo, sostenuti da un incrollabile fede. Sosteneva ed incoraggiava con dolcezza la madre
che, molte volte, presa dalle difficoltà familiari, si lasciava vincere dallo sconforto.
Angela non amava vedere soffrire gli altri e donava a tutti una parola di conforto e di
gioia; regalava molti dei suoi giocattoli ai bambini poveri e pregava tutti i giorni con
infinita devozione.
Ogni estate era solita recarsi con la famiglia ad
Assisi, in un convento delle Clarisse, dove spesso faceva da Cicerone ai pellegrini nella
Basilica di Santa Chiara e aiutava le suore nellarduo compito di far coprire le
donne prima di entrare nei luoghi sacri. La bambina si sentiva fortemente attratta dalla
spiritualità francescana. Da qui lidea di tumulare, dopo la morte, le sue spoglie
mortali nella chiesa di Santa Chiara in Napoli. Si preparò alla sua prima
Comunione e alla Cresima con serietà ed impegno. La sua casa diventò una scuola di
catechismo. Desiderava che tutti i familiari imprimessero bene in mente il testo e il
significato delle formule che lei così bene aveva assimilato e trasformato in un immenso
amore per il SS. Sacramento.
Si preparò a ricevere Gesù compiendo piccoli
fioretti. Era così felice di ricevere DIO che si preoccupava solo di
preparare la sua anima per renderla dimora di Gesù e dello Spirito Santo. Da quel giorno,
e per tutta la sua breve esistenza , la santa Comunione veniva per lei prima di ogni altra
cosa. Anche a costo di sacrifici partecipava alla santa Messa Domenicale e festiva. Col
passare degli anni aumentava il suo amore verso l Eucarestia fino al punto di
identificare, nelle persone che ricevevano la Comunione, Gesù.
Se passava davanti ad una chiesa si soffermava
sempre per raccogliersi in preghiera ed adorare Gesù Sacramentato; lei animava le
preghiere serali e nessuno poteva andare a riposare prima di aver recitato il
Rosario e Visita a Gesù Sacramentato.
Angela era circondata da molto affetto e, ovunque
andasse, portava con se gioia e amore. Ben presto manifestò spiccate tendenze artistiche:
amava la musica, la danza e soprattutto il disegno. Infatti si divertiva a fare caricature
di persone a lei care. La sua intelligenza era notata da tutti, specialmente da un
professore, amico di famiglia, che a volte insegnava latino al fratello. A scuola era sempre molto brava: addirittura un insegnante, che la preparava
per lesame di ammissione alla scuola media, non volle credere che i temi della
bambina fossero realmente svolti da lei.
Quando iniziò la prima media, linsegnante
ditaliano, la quale era solita dividere la classe per gruppi, affidò a lei e ad
altri il compito di aiutare i ragazzi meno bravi. Angela svolse questimpegno con
molta serietà rinunciando spesso alla sua solita passeggiata con la madre per andare a
casa dei compagni più bisognosi daiuto.
Angela non sapeva proprio nascondere il suo amore
verso Gesù e Maria SS. Sarebbe stato per lei un grande dolore non sentirsi amata da DIO.
Temeva il peccato e quando sentiva bestemmiare recitava in riparazione la Salve
Regina. Si mostrava sempre più benevola, comprensiva e caritatevole con il prossimo
e continuava a crescere in bellezza fisica e spirituale, ignara che presto sarebbe giunta
la sera a porre termine alla sua vita terrena.
LA MALATTIA.
Angela continuava a crescere bene ed a studiare fino
al secondo trimestre quando la madre, preoccupata a causa del suo pallore e del suo poco
appetito, la portò dal pediatra di famiglia il quale le prescrisse una cura ricostituente
che non produsse beneficio.
Alcuni giorni dopo, la madre accompagnata da alcune
zie della piccola, la riportò dal pediatra che questa volta però agì in tuttaltro
modo: si dimostrò seriamente preoccupato e prescrisse alcune analisi tra le quali la
puntura sternale, molto dolorosa, che Angela fece con grande rassegnazione. Il risultato
delle analisi non fu soddisfacente ed il medico, dopo aver rivelato ad una zia che era
stata diagnosticata la leucemia, si allontanò frettolosamente, forse per nasconderle il
dolore.
La madre ed Angela furono tenute alloscuro di
tutto; si parlava solo di una forma curabile di anemia senza specificare quale fosse. I
familiari al corrente della verità, erano consapevoli che solo un miracolo la poteva
salvare. Fecero pellegrinaggi, recitarono novene a vari santi ed ognuno compiva dei
piccoli fioretti; anche Angela e la mamma partecipavano a queste preghiere.
Purtroppo, durante il viaggio di andata per un
pellegrinaggio a Lourdes, un episodio insinuò nella bambina il sospetto di essere affetta
da leucemia. Alla zia occorse del tempo per riuscire a
convincerla che si trattava di un grosso equivoco e farle riacquistare la sua indole
serena e gioiosa. Il pellegrinaggio fu, per Angela, la conferma del suo fervore di fede e
di preghiera. Ella volle persino affrontare il bagno nella piscina d' acqua miracolosa,
nonostante fosse ghiacciata.
Al ritorno a casa, si ripresentò per lei la
consueta routine di analisi che, però, continuavano a risultare positive, tanto da
indurre il medico a sottoporre la piccola paziente ad un' ulteriore puntura sternale, per
avere conferma di un errore nella precedente diagnosi o di un miracolo. Ma, contrariamente
a quanto ci si augurava, il risultato confermò il riformarsi del male. Si scelse, ancora
una volta, di mentire ad Angela ed alla madre, dichiarando l' esito dell' accertamento
abbastanza soddisfacente e ben promettente per una prossima guarigione completa. Poi, si
decise di portarla, con una zia, da un professore di Roma, dove rimasero per tre giorni.
Durante la permanenza in città, la piccola
accarezzava tutte le statue delle fontane come se fosse consapevole che quello sarebbe
stato l ultimo viaggio nella sua Roma. Nel viaggio di ritorno diede dal treno
lultimo inconsapevole addio alla città.
Tornati a Napoli, fu deciso di mandarla per qualche
giorno nella villa di una prozia, sui monti del salernitano. Ma, durante il soggiorno, la fanciulla si aggravò e la famiglia
fu costretta a ricondurla d' urgenza a Napoli e ricoverarla in ospedale. Nel corso del
viaggio di ritorno, la bambina volle a tutti costi fermarsi al Santuario di Pompei ed
inginocchiarsi dinanzi alla Madonna, nonostante la febbre a 39,5°. Nel periodo di
permanenza in ospedale, Angela acquistò la consapevolezza della gravità del suo male e,
nel suo doloroso calvario, solo la S. Comunione le dava gioia e serenità.
Non appena fu in grado di muoversi, fu organizzato
un pellegrinaggio da Padre Pio, oggi San Pio da Pietrelcina. Partecipare alla S. Messa
celebrata da quest'ultimo o farsi da lui confessare, risultava impresa alquanto ardua,
data la quantità di gente che si accalcava in quel luogo già in quei tempi. Occorse
tutta la buona volontà di uno zio, che dalle 22 della sera precedente fece la fila
dinanzi alla Chiesa per prendere posto vicino alla balaustra dell' altare, nonché l'
opera di persuasione operata ad una signora di Foggia a cedere il proprio posto ad Angela
per consentirle di confessarsi con Padre Pio.
La fanciulla aveva preparato un promemoria,
ritrovato poi nella sua borsetta, elencante tutte le speranze e le promesse da confidare
al Santo frate. Quest' ultimo, dopo aver ascoltato Angela, le rispose di non scoraggiarsi,
di pregare e di avere fiducia nel Signore, ma che occorreva fare la Sua Volontà. In una lettera inviata ai genitori, dopo la morte della fanciulla, San Pio da
Pietrelcina confiderà a questi ultimi di aver presagito la morte dalla piccola ma,
ovviamente, non avrebbe potuto confessarlo né all' interessata, né alla famiglia. Da
allora, Angela prese l' abitudine di scrivere al religioso ogni dieci giorni, iniziando
così una fitta corrispondenza nella quale ella, di carattere restìo ad aprire l' animo a
persone non intime, fece eccezione per la stima e fiducia che aveva riposto in lui. Fu
così che San Pio da Pietrelcina divenne suo Padre Spirituale aggiungendo nella vita
spirituale di Angela, un' importante tassello che l' avrebbe preparata al congiungimento
finale con il Signore.
Lo stato di salute di Angela spesso migliorava,
grazie alle sue capacità di recupero, ma quando si aggravava, non è facile a dirsi,
doveva affrontare parentesi più o meno brevi di sofferenza e di turbamento procurate
anche dal sistema burocratico sanitario. Angela in quel periodo aumentava le sue preghiere
e addirittura, nonostante le sue condizioni fisiche, rimproverava benevolmente i parenti
che, a volte stanchi dei tanti pellegrinaggi e delle veglie di preghiera, si
addormentavano o sbadigliavano le parole di una preghiera. La bambina sapendo che solo un
miracolo l avrebbe salvata soleva dire ai parenti oppressi dallo sconforto:Se
Gesù un tempo ridava la vista ai ciechi e l'udito ai sordi, perché non dovrebbe compiere
miracoli anche al giorno d'oggi?" - "Fede, ci vuol fede!" - " Siate
più buoni e tutto vi andrà meglio!" (Dai suoi scritti e dai suoi discorsi).
Angela ormai sperava di guarire solo per la mamma cui un giorno disse di non preoccuparsi
perché aveva chiesto la grazia alla Madonna del Rosario di Pompei.
In occasione del suo ritorno a scuola, donò una sua
medaglietta d'oro, completa di catenina, alla Madonna raffigurata in un' edicola di fronte
all' edificio scolastico, corredando il regalo con una letterina ricca d' amore per la
Mamma Celeste. La mattina, correva per casa, manifestando apertamente la gioia di rivedere
i professori e le amichette: era un ritorno alla vita che, purtroppo, durò soltanto dieci
giorni. Un pomeriggio tornò a casa con il fazzoletto inzuppato di sangue fuoriuscito dal
naso. Fu questo il ritorno alle cure di cortisone che alterarono notevolmente il suo
aspetto fisico. A volte, durante le passeggiate con la madre, Angela sentiva su di se gli
occhi indiscreti della gente e allora preferiva tornare a casa.
Giunse il 16 ottobre 1960, giorno in cui festeggiava
il suo dodicesimo compleanno. Angela preparò da sola la sua torta. Larrivo di un
telegramma che annunciava la visita inaspettata di alcuni parenti turbò la sua serenità.
Angela non voleva subire gli sguardi indiscreti di quegli inattesi ospiti e, contrariata,
scoppiò a piangere. A salvare la situazione intervenne una zia che, comprendendo il suo
stato d' animo, afferrò torta e bambina e le portò a casa sua. Quella sera, Angela
spense le candeline con un sol soffio, l' ultimo della sua vita sulle candeline del
compleanno.
Verso la fine di novembre la bambina venne condotta
da un altro medico. La zia, che laccompagnava, notò nella piccola una smorfia di
dolore quando salì sul lettino per essere visitata. Tornando a casa, Angela rivelò, in
lacrime, che le faceva molto male la schiena. Ricominciarono le trasfusioni. Una volta il
sangue le venne donato dal fratello e da un cugino che, però, si spaventarono molto,
divertendo così Angela che, avendo notato il loro disagio, sottolineò la loro
disabitudine al dolore.
Anche il Natale di quellanno non fu molto
felice. Infatti Angela non potè indossare gli abiti comprati perché costretta a letto
dalla malattia. Dopo il Natale la salute della bambina peggiorò rapidamente. Non poteva
più muoversi: riusciva solo a disegnare. Faceva molti disegni per i familiari che a volte
parlando dei loro sacrifici per la piccola ferivano inconsapevolmente la sua profonda
sensibilità. Angela continuava a sperare di poter guarire, ma poi pian piano si distaccò
da tutte le cose terrene. Non guardò più Topo Gigio che lei tanto amava. Mise da parte le sue bambole, ne ripiegò i vestitini per non riprenderli
mai più , così come gli anellini, l' orologio e tutti gli oggetti a cui aveva tenuto
moltissimo e che non l' attiravano più. Non disegnava più e quando riceveva regali, dopo
aver gentilmente ringraziato, li faceva riporre: ormai era consapevole della sua sorte e
laccettava confidando in DIO. In quel periodo, suo unico compagno inseparabile
diventò il rosario che custodiva gelosamente sotto il cuscino. Il 26 marzo 1961, domenica
delle Palme, Angela chiese ad una zia di rimanere con lei durante la notte. La zia però
non acconsentì, ignara che lindomani la piccola sarebbe morta. Lo stesso giorno
Angela, nel salutare il padre che si recava al lavoro, gli disse addio.
La notte fu terribile per la bambina. Lo stomaco la
faceva soffrire terribilmente e chiese che le si appoggiassero sul petto le reliquie di
S.Teresa e di S.Pio X. Verso lalba il peggio sembrava essere passato.
Il 27 marzo 1961, lunedì santo, alle nove del
mattino arrivò il dottore che le diagnosticò un collasso cardiocircolatorio con
occlusione intestinale: dichiarò la piccola paziente grave, ma non in imminente pericolo
di vita. Le prescrisse dei medicinali e l'ossigeno per aiutarla a respirare. Ma, appena il
medico se ne andò, le condizioni di Angela si aggravarono, la bambina ebbe una crisi
respiratoria: non ce la faceva più. Erano le 10,20 quando chiese aiuto ai parenti e a
Gesù, poi il suo volto diventò sereno e disteso. Nessuno dei presenti si accorse del
rapido trapasso della piccola
.
La famiglia pregò i santi per tutto il tempo della
malattia della fanciulla, ma nessuno si rese conto che, forse, si era in presenza di una
piccola santa.
Purtroppo Angela non è stata né la prima né
lultima bambina a soffrire tanto, ma con il suo comportamento ci ha insegnato a
rispettare il volere di DIO anche se a volte per noi è doloroso e incomprensibile. Se
Egli permette certe cose ci deve essere una ragione che a noi sfugge. Angela, con il suo
esempio, ci ha insegnato che le vie per raggiungere la santità sono tutte in salita e
difficili da percorrere.
Forse hanno ragione i vecchi sapienti cinesi quando
danno tanta stima ai fanciulli. Noi a volte trascuriamo i piccoli. Eppure Gesù ha detto
che se non diventiamo come loro non entriamo nel Regno dei Cieli; vale a dire che dobbiamo
prenderli per guida e lasciarci portare da loro verso il cielo. Cosa curiosa! I genitori
spesso trascinano per mano i figli ; ma a volte sono i figli che trascinano i genitori. Ed
Angela ha trascinato non solo i genitori ma anche tanti amici. Ancora oggi, dopo molti
anni dalla sua dipartita terrena, continua a trascinare alla fede tanta, tanta gente che
si affida con amore alla sua intercessione di piccola serva di DIO.
A seguito delle numerose segnalazioni di persone che
asserivano di aver ricevuto favori, per lintercessione della piccola Angela, la fama
si diffuse ben presto in tutta Italia.
Dopo i necessari accertamenti il giorno 1 febbraio 1991 veniva presentato al Card. Michele
Giordano, Arcivescovo di Napoli, il supplice libello per lintroduzione della causa
di beatificazione. L11 giugno 1991 è stato concesso il nulla osta della
Santa Sede. Il 28 settembre 1991 lArcivescovo di Napoli decretava linizio
della causa, dichiarava di aver sentito il parere dei Vescovi della regione e nominava il
DELEGATO EPISCOPALE, il PROMOTORE di GIUSTIZIA, il NOTAIO, e il NOTAIO AGGIUNTO. Dal 14 ottobre 1991 all11 ottobre 1993 presso la Curia Arcivescovile
di Napoli, con 31 sessioni, sono stati escussi 25 testi indotti dal POSTULATORE e 2
chiamati a deporre ex officio (20 de visu e 7 ex
auditu). Dei 27 testi, 4 erano parenti della Serva di DIO. L11 giugno 1993 è
stata pubblicata la dichiarazione di non cultu. Dal 21 novembre 1997 le
spoglie di Angela sono state traslate dalla cappella cimiteriale di Napoli nella chiesa di
San Giovanni Battista dei fiorentini, piazza degli Artisti (prima cappella a destra
entrando dallingresso principale). Alla necessaria ricognizione canonica eseguita,
in quella data, dalla commissione medica nominata dal presidente del Tribunale Diocesano,
reverendo Nunzio D'Elia, erano inoltre presenti: S.E. mons. Eduardo D'Avino, già primo
postulatore della causa, il predetto monsignor D'Elia, i rev.di P.Eduardo Pezzetti,
Giovanni Brasco, nonché il parroco, rev.do Raffaele Sogno. La salma di Angela, rimasta
incorrotta, doveva essere tumulata inizialmente in santa Chiara a Napoli. Il Signore ha
voluto invece che ella riposasse per sempre nella zona in cui aveva vissuto. Dalla sua
morte ad oggi, si sono verificati moltissimi eventi prodigiosi la cui veridicità è
provata dalle tante testimonianze scritte e documentate, tutte in possesso della Autorità
Ecclesiastica che ne cura la causa di beatificazione attualmente pendente presso la
Congregazione per le cause dei santi.
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